Attualmente per chi soffre di celiachia non esistono terapie alternative alla dieta gluten free. Tuttavia, la ricerca contribuisce in maniera determinante a fare ancora maggiore chiarezza sulla patologia, rivelando informazioni preziose, per una diagnosi precoce ed un significativo miglioramento della qualità della vita.

Che cos’è la celiachia in breve

La celiachia, definita come una condizione infiammatoria permanente e classificata come patologia cronica, si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti e consiste nella intolleranza al glutine.

Il glutine è una proteina contenuta in gran parte dei cereali ed utilizzata, per le sue proprietà, in moltissimi alimenti e bevande di produzione industriale.

Tale catena proteica, a differenza di tutte le altre, non può essere ridotta in aminoacidi dal nostro organismo. Nei soggetti celiaci il consumo di alimenti contenenti anche quantità limitatissime di glutine scatena una risposta autoimmune che provoca gravi danni, fino a ad arrivare alla distruzione della mucosa nel tratto di intestino tenue.

Numeri della celiachia: una malattia ancora sommersa

Secondo dati ufficiali del Ministero della Salute, questa patologia colpisce circa l’1% della popolazione, pertanto non viene più classificata come malattia rara, ma è ormai inclusa tra le malattie croniche invalidanti. Secondo la ricerca, la patologia sarebbe notevolmente più diffusa tra le donne, che costituiscono più del 70% dei celiaci certificati.

Un dato particolarmente allarmante relativo a questa patologia riguarda la notevole discrepanza tra il numero di casi diagnosticati (circa 200.000) ed il numero “teorico” di casi (circa 600.000). In altre parole, per ogni caso diagnosticato, vi sarebbero due celiaci che non sanno ancora di esserlo.

Celiachia: ricerca e importanza di una diagnosi precoce

Dal momento che, se non trattata, la celiachia può rappresentare un serio rischio per la salute della persona, la diagnosi precoce è fondamentale. Per questo sono stati prodotti nuovi protocolli di diagnosi della celiachia che il Ministero della Salute si sta impegnando a diffondere in maniera capillare sul territorio per sensibilizzare maggiormente le persone, oltre che per semplificare e favorire l’approccio clinico/diagnostico. Il miglioramento dei sistemi di diagnosi (sempre più precisi e sempre meno invasivi) e l’attenzione crescente al problema da parte della scienza e delle istituzioni mira ad un aumento dei casi riconosciuti. Il riconoscimento può garantire parità di trattamento a tutti i soggetti celiaci con conseguente miglioramento della qualità della vita.

L’identificazione della patologia, infatti, consente agli assistiti di poter usufruire di tutte le prestazioni sanitarie previste per la patologia, compreso il monitoraggio e la prevenzione, per evitare un ulteriore decorso della malattia. Inoltre, per i casi diagnosticati, è previsto un piano di supporto da parte del Sistema Sanitario che, oltre a garantire l’esenzione, prevede l’erogazione di buoni per l’acquisto di alimenti gluten free.

Celiachia e ricerca: le direzioni della scienza

La scienza lavora costantemente per l’individuazione di un supporto farmacologico alla celiachia: le direzioni percorse dagli scienziati con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei celiaci sono molteplici. Quasi tutte le soluzioni ambiscono ad annullare gli effetti dannosi del glutine sulla salute dei celiaci.
Facciamo un rapido excursus sulle strade principali percorse negli ultimi anni dalla scienza.

  • Sviluppo di grani non tossici (OGM). Questa prima strada, non molto semplice da battere, consiste nel modificare geneticamente i cereali agendo sulla sequenza di DNA tossica (la gliadina) che provoca la reazione negativa dell’intestino.
  • Vaccino anti-celiachia. Una seconda strada consiste in una terapia enzimatica che potrebbe aiutare l’organismo a smantellare le molecole di glutine, degradare la gliadina e digerire il glutine o parte di esso eliminando la parte restante senza scatenare reazioni negative.
  • Pillola anti-celiachia. Questo sistema sfrutterebbe la zonulina, ovvero la proteina capace di agire sulla permeabilità delle pareti dell’intestino, dando più tempo all’intestino per la digestione o per agevolare l’eliminazione del glutine.

La ricerca, nonostante siano in corso numerosi studi scientifici sulla celiachia, purtroppo richiede tempo per una corretta sperimentazione finalizzata alla individuazione di una cura efficace e sicura, che possa migliorare la qualità della vita dei soggetti celiaci.

Al momento, quindi, non resta che applicare l’unica terapia efficace riconosciuta, la dieta di esclusione, e attendere fiduciosi nuovi sviluppi.